Sulla violenza nei videogiochi

May 09, 2011 | 3 Minute Read

Una riflessione forse inaspettata per me, ma è più o meno una conseguenza di una discussione avuta qualche tempo fa sull’argomento, ed a cui vorrei aggiungere un particolare che ho scoperto ieri.

In questi giorni sto giocando a Far Cry, uno sparatutto piuttosto divertente ed interessante da un punto di vista tecnico, immersivo alla grande e che in definitiva mi piace molto; sapendo che ne esiste un seguito, Far Cry 2, sono andato a cercarne una recensione (decisamente positiva) ed il prezzo su Steam. A quel punto, naturalmente, ho guardato i trailer ed i video sul gameplay che erano presenti, e vorrei attirare l’attenzione sul terzo che viene visualizzato su Steam.

Il video in questione presenta la seguente feature del gioco: il presentatore mostra come possa essere utile limitarsi a ferire un avversario, così da attirare i suoi compagni verso di lui per aiutarlo ed avere quindi la possibilità di sparare a tutti ed eliminare un maggior numero di nemici contemporaneamente. Viene anche sottolineato, verso la fine, di verificare che le persone a cui si ha sparato siano effettivamente morte, e per fare questo il giocatore protagonista spara sui corpi già a terra, “finendo” eventuali sopravvissuti.

Ora, quelli presentati sono, da un punto di vista strettamente di gioco, degli ottimi consigli che permettono al protagonista di avere maggior successo; da un punto di vista squisitamente tecnico sono altrettanto interessanti, in particolare il comportamento dell’Intelligenza Artificiale è sempre più corrispondente alla realtà, aumentando il realismo del gioco stesso. Ma, mi domando, che conseguenze ha questo video nella psiche?

E non sto parlando solo del gioco in sè, ma proprio del mostrare esplicitamente queste caratteristiche: io voglio pensare che alla mia età il giocare a queste cose non mi crei dei problemi e mi permetta di distinguere esplicitamente tra “sogno e realtà”, ma ad un ragazzino? Certo, l’ESRB inserirà esplicitamente l’indicazione dell’età consigliata, ma in quanti realmente seguiamo quell’etichetta? Un conto era dieci anni fa, quando l’inverosimiglianza dei videogiochi era chiaramente distinguibile, essenzialmente per povertà tecnologica, ma oggi le reazioni “fisiche” del mondo virtuale sono assolutamente realistiche, e chi mi fa pensare che il giovanissimo, che non è detto sia già in grado di capire dove finisce il virtuale ed inizia il reale, sarà in grado di capire che quella scena violenta è e deve restare confinata in quello schermo?

Meditate, gente, meditate…